“DomenicodiAncona”. Così ti chiamavano i nostri figli piccoli e, dopo, gli altri bambini e ragazzi in affido che hai conosciuto negli anni… “tuttoattaccato”.
Quando sei arrivato a casa nostra, a 15 anni, ne avevi già passate tante, troppe, ma ci hai provato e noi abbiamo tentato di darti una mano… volevi riuscire ad essere autonomo, indipendente, normale… “Per andare a lavorare voglio il motorino Fifty HF, rosso, così quando torno ad Ancona e passo per Piazza Cavour, tutti diranno che anche Domenico ha il motorino nuovo”. Abbiamo anticipato i soldi e ce li hai restituiti tutti con i soldi del tuo lavoro… Tre anni belli e impegnativi, per noi e per te. Poi il richiamo delle proprie radici, da parte nostra l’accompagnamento possibile in tutti questi anni, più di trenta…
Le ferite precoci non si curano, al massimo rimarginano e continuano a far male per tutta la vita, e poi si possono riaprire, continuano a sanguinare…
Poi le telefonate quasi quotidiane, ad ogni ora del giorno e della notte; le nostre visite a San Lorenzo in Campo, con i “nuovi” affidi; le tue visite a casa nostra sempre più sporadiche e brevi; gli incontri in Regione con la Portineria che si sbrigava a chiamarmi con un po’ di timore perché c’era “…il signor Domenico”… Lo stupore di quando sei venuto a trovarci quando è nata la nipotina; come tutti gli “zii”, “normali”, hai portato un regalo, una cornice con una dedica, commovente, di riconoscenza.
Ci mancheranno le tue telefonate serali, ci mancherà la sicurezza che, anche lontano, ci eri vicino… ci auguriamo che, liberato dal peso di una esistenza faticosa, tu possa aver finalmente trovato serenità. Sono contento di averti potuto dire anche prima di oggi: Scusa per le mie mancanze e i miei errori e grazie per quanto ho imparato da te. Mi è servito negli anni a fare meno errori e a capire meglio il punto di vista degli altri, di chi fa più fatica e, in qualche modo, mi orienta anche oggi.
Riposa in pace.