Camminare

Il “camminare” è uno degli atti più normali e naturali dell’uomo e della donna; nel “mondo” di oggi c’è ancora spazio e tempo per “cammino”? Si usa dire che “siamo all’inizio del terzo millennio” e allora ci chiediamo che senso ha “camminare” in questo tempo? È solo una delle tante contraddizioni della nostra esistenza convulsa, schiacciata tra quotidianità tecnologica e ritorno alla natura, in cui cerchiamo di tenere insieme tutto ed il contrario di tutto, in modo schizofrenico? Io penso che c’è qualcosa di più: il Camminare apre o può aprire un “nuovo” Cammino per ognuno e per tutti.
(Ri)scoprire il senso del cammino, partendo dalla concretezza del camminare, dalla fatica e dalla libertà che da il cammino, dalla solitudine e dall’energia, dalla rigenerazione e dalla presenza (cfr. F.Gros) mi interessa e sembra che abbia ancora un interesse per molti… Un interesse per il camminare che è trasversale: dall’importanza di stare bene con il proprio corpo alla ricerca interiore di se stessi; dal valore della riscoperta dell’armonia con la natura e il paesaggio al fascino del viaggio a piedi per scoprire luoghi e culture diverse; dalla necessità di un incontro autentico con le persone, diverse e uguali, lontane e vicine, alla volontà di coltivare e approfondire una spiritualità sia religiosa che laica, che orienti il nostro cammino nella vita; dalla esigenza di recuperare un “tempo” ed una “azione” più umani, alla convinzione che si possa e si debba convertire il valore simbolico del cammino nella quotidianità personale e collettiva, con scelte di vita forti e impegnative.

Ho camminato dall’infanzia, educato (anche) al cammino dallo scoutismo. Nel corso del tempo ho potuto apprezzare la relazione che c’è tra “cammino” e “pellegrinaggio”. Il pellegrinaggio è presente in tutte le religioni del mondo… e anche il valore del cammino per la ricerca di se stessi e di un senso alla vita è presente in molte culture, in tante persone che non fanno riferimento ad una religione.
Il pellegrino è lo “straniero” alla ricerca del sacro, che è ben distinto dal semplice “forestiero”, che ha interessi turistici o economici e che assai spesso è bisognoso di protezione.
Per comprendere la natura del pellegrinaggio occorre ricordare che l’uomo è essenzialmente un nomade, un pellegrino nel tempo e nello spazio, non solo per scelta o per necessità, ma per natura… è homo viator.

C’è un cammino che ha segnato “un prima e un dopo” in questa mia piccola storia di camminante e pellegrino. Nel 2015 ho avuto la grazia di compiere il Cammino di Santiago… se vuoi sapera qualcosa di questa esperienza clicca sulla foto a fianco.

Dai primi anni 2000 il cammino e il pellegrinaggio erano già diventati il modo di trascorrere le vacanze estive, in compagnia di qualche amico. Quando ci siamo messi in cammino per dei brevi cammini estivi, avevamo un carico sulle spalle poco adatto al viaggio che dovevamo affrontare a piedi, eravamo convinti di aver preso con noi solo il necessario, ma quel necessario era ancora troppo pesante e rallentava il passo. Nel tempo il nostro zaino si è alleggerito, il passo è diventato più spedito, il “camminare” è divenuto con il tempo l’unico bagaglio necessario per trasformare la strada in risorsa. All’inizio nessuno di noi probabilmente immaginava come il “cammino” avrebbe trasformato il nostro modo di stare insieme, di condividere, di ascoltarsi e ascoltare la propria storia personale; il caldo, la stanchezza, la direzione da tener sempre sotto controllo, la pazienza dell’arrivare passo dopo passo, il ritmo e le differenti resistenze che si intrecciavano anche in maniera conflittuale tra noi, hanno prodotto un paradosso che si è nel tempo sedimentato come un piccolo seme in noi: “la meta non è il luogo dove si arriva alla fine, ma il continuo trasformarsi durante il viaggio” (Luigi Zoja).

Dopo 10 anni di cammini, nel 2013, è nata l’esigenza di approfondire alcuni significati di quella esperienza decennale di cammino con altre persone, in semplicità e sincerità… e quindi, a febbraio 2014, abbiamo organizzato un convegno: “Camminando s’apre Cammino”. L’incontro non è stato organizzato da un ente o da un’associazione, ma da un gruppo di persone che ha “camminato” e che voleva, grazie al contributo di pensiero di chi ha riflettuto sul senso del cammino, riconoscere e ricordare significati e senso del cammino tra cultura, spiritualità e stili di vita. L’obiettivo era “solo” il ritrovarsi insieme, per ascoltare, dialogare, pensare… e poi continuare a camminare.
Al convegno hanno partecipato quasi 250 persone… tantissime, molte di più di quello che ci si poteva aspettare.

Il convegno ha ripreso il titolo di un libro di Arturo Paoli, che riecheggia i versi di una poesia di Antonio Machado… parole che evocano una delle dimensioni forti dell’esperienza del cammino. Oltre le possibili metafore è proprio la ricerca ed il confronto sui significati e sul senso del camminare a piedi nel terzo millennio che ci ha spinto ad organizzare un momento di riflessione su questo tema.

Cliccando sulla locandina si accede ad una pagina con i materiali del convegno: di riflessione, ma anche di suggerimenti per “minicammini” utili ancora oggi.

Nel 2017 abbiamo proposto altre due semplici esperienze di cammino, che hanno riscosso una buona accoglienza:

– Cammini periurbani a Fermo

(clicca qui)

– Parole in cammino

(clicca qui)

Poco prima dell’inizio della pandemia Covid-19 mi sono iscritto al Corso autorizzato dalla Regione Marche di qualifica professionale abilitante di GUIDA NATURALISTICA O AMBIENTALE ESCURSIONISTICA. 400 ore di teoria e pratica, con una classe di belle persone, preparate e sensibili, con molti dei docenti, qualificati e veramente capaci di insegnare e appassionare.
Da allora mi sto iscrivendo con continuità allo specifico Albo delle Professioni Turistiche della Regione Marche e accompagno persone, come prima, ma con più consapevolezza e attenzione, privilegiando sempre la fruibilità del cammino anche a chi è in difficoltà e proponendo una dimensione inclusiva, di armonia con la natura e le persone.

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