Ho ricevuto molti auguri per il mio compleanno, graditissimi; spero di non aver dimenticato nessuno nel ringraziarvi personalmente. Comunque grazie ancora a tutti.
Dal mio 60° ho cominciato a regalarmi una giornata di cammino, in solitaria: il primo da casa mia a Loreto, poi da S.Ruffino alla Madonna dell’Ambro e ritorno (sotto la neve), l’anno scorso un bel giro tra i “luoghi del silenzio” attorno a Fermo, interrotto dopo 25 km da cani non amichevoli e “salvato” dalla moglie… Quest’anno, “ovviamente”, nulla… non sono uscito di casa.
Camminare è sempre più un gesto rivoluzionario. Lo tornerà ad essere, ancora di più perché “grazie” al nuovo e invisibile nemico, chi cammina è diventato un Signor Malaussène su cui vomitare comprensibili rabbie claustrofobiche, sfogare l’impotenza, esorcizzare la paura… Al di là dei corretti discorsi sul bisogno di senso civico, sulla responsabilità verso di sé e gli altri, mi sembra che, anche in questa emergenza, oltre a esempi di abnegazione si manifestino i peggiori atteggiamenti e “istinti” di tanti.
Chi ha provato a suggerire un “pensiero laterale” che, da un altro punto di vista, avrebbe permesso di riflettere sulle motivazioni, sul possibile significato, sui rischi di implicazioni pericolose di questo “dagli al camminatore”… è stato spesso sommerso da improperi, insulti e additato come pericoloso nemico della collettività. (Dario Accolla, Giulio Cavalli, Piero Cipriano, Wu Ming…) Purtroppo, come scrive Chiara Scardicchio, “la questione è dentro: quel fuori è dentro, quel dentro è fuori”.
Mi dispiace, perché anche io sono sicuro che questa drammatica esperienza ci cambierà, ma non sono per niente certo che ci farà crescere la coscienza e la consapevolezza delle connessioni… tra i nostri stili di vita e la natura, tra la produzione e la salute, tra il rispetto dei diritti di tutti e le priorità dei più fragili e deboli, tra le relazioni interpersonali e i rapporti internazionali, tra un battito d’ali di farfalla e gli uragani all’altro capo del mondo…
Auguri a tutti noi di saper abitare le nostre paure, le nostre case, le nostre prossimità… anche quelle estreme… e soprattutto di provare a tornare ad “essere umani”.