Alla fine di ottobre 2019 ho percorso il Cammino di Oropa, quattro giorni di cammino in Piemonte. Un “pellegrinaggio di ringraziamento” per la pensione e di riflessione per il futuro. Ho tenuto un Taccuino… alcuni pezzi mi sembrano “pubblicabili” perché, forse, utili a qualcun altro oltre che a me che li ho scritti.

1/11/2019 – ore 19,30 – Sala Biellese
Questa mattina mi sono rifatto una foto davanti a uno specchio stradale, parabolico e convesso, come 3 anni fa, andando da casa mia a Loreto il giorno del mio sessantesimo compleanno. Da allora mi frulla in testa che il cammino è uno specchio. Quando uno cammina intensamente, non importa quanto a lungo o con quanta fatica, svela a se stesso la propria immagine profonda, non so se più vera, ma certamente al netto di tutte le maschere e gli orpelli, ma anche solo delle attenzioni e dell’autocontrollo che pure ci fanno apparire per quello che siamo, ma con diversi strati di vernice sopra.
Anche quando lo specchio è convesso, o concavo, cioè ti deforma, ti fa vedere meglio particolari di te evidenziandoli ed esasperandoli; così è (anche) il cammino; ti porta ad uno stato di natura, di essenza, di verità ultima che ti interpella, ti provoca, ti costringe a fare i conti con te stesso, con la tua storia, con le tue scelte… e non puoi barare.
Come reagisci alla stanchezza, alla frustrazione, alla sconfitta, alla soddisfazione, alla gioia, al piacere dopo un cammino intenso ti svela a te stesso e non puoi non tenerne conto anche quando non cammini. La mente mi va ad Atreiu, de “La storia infinita”. Affronta e supera mille prove, quelle più dure… però, dove vacilla, è quando è di fronte allo specchio che gli fa vedere nel profondo di se, ha paura, del proprio lato oscuro… Quando camminavo per Santiago ho sperimentato questo con i “ragionamenti” sull’ombra (qualcosa ho scritto allora, ma come già detto, forse è bene che rimangano appunti di un taccuino in un cassetto).