Alla fine di ottobre 2019 ho percorso il Cammino di Oropa, quattro giorni di cammino in Piemonte. Un “pellegrinaggio di ringraziamento” per la pensione e di riflessione per il futuro. Ho tenuto un Taccuino… alcuni pezzi mi sembrano “pubblicabili” perché, forse, utili a qualcun altro oltre che a me che li ho scritti.

1/11/2019 – ore 10,40 – Bose
Un cammino strano. Non ho mai “spezzato” una tappa dopo solo due ore di cammino, ma fermarmi a Bose è indispensabile, tanto più che non avevo realizzato che il cammino ci passava davanti.
Ho più di un’ora da aspettare per la messa, ma non è tempo perso, il giorno di Ognissanti.
In silenzio, in un monastero “particolare”, che me ne richiama un altro, dove stanno piantando alberi, forse ancora più strano, e un altro ancora, più “normale”, che mi colpì moltissimo quando avevo 16 anni. Una strana linea temporale di cambiamento le unisce, forse nella complementarietà e nella risposta adeguata ai mutati bisogni di ricerca, di ascesi, di isolamento e vita comune: dal cenobio e dall’eremo camaldolese, alla comunità ecumenica, a monaci “guerrieri” e “messaggeri del tempo”; ma forse sono i “tempi nuovi” di Ken Parker e de “Il mio nome è nessuno”… a proposito di confusione 😉 .
Ho detto sempre che se non avessi fatto, per fortuna, la vita attiva che ho fatto, avrei fatto il monaco. Altra coincidenza, oggi, qui comincia un incontro di tre giorni per esercenti cinema, con film sui cammini, dal titolo “Beati quelli che camminano”. E allora mi è venuto chiaro che il mio voler camminare (anche) da solo è sperimentare una sorta di “monachesimo in cammino”. Penso di non scoprire nulla di nuovo, il pellegrino è (anche) questo, un monaco in cammino, però penso che dà un senso a quello che sto facendo e che debba essere approfondito… ma ancora non so come.
Dom Gianni Giacomelli, priore di Fonte Avellana ci disse molte cose utili a questo proposito, e spiegate meglio di quanto saprei fare io, durante il convegno del 2013.