Un sentiero e una traccia possibili per “nuove” regole
In un’intervista il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha affermato che il governo intende approvare “un piano nazionale” con “linee guida omogenee per tutte le Regioni, in modo da procedere, ragionevolmente il 4 maggio, a una ripresa delle attività produttive attualmente sospese (…)”.
Conseguentemente un numero consistente di persone tornerà ad uscire di casa, per cui dovranno essere emanati anche provvedimenti per regolare il “distanziamento” all’aperto (con Dispositivi di Protezione Individuale per chi esce), nei trasporti pubblici (autobus, pullman, treni…) e forse anche in quelli privati (automobili…), nei locali pubblici (dai negozi ai locali per la ristorazione, alle strutture ricettive…).
Un distanziamento che, come ha scritto il mio amico Dario Fortin, deve essere chiamato “fisico” e non “sociale” (che è una componente fondamentale della salute, almeno quanto la sanità) auspicando anzi che “nel caso di maggior distanziamento fisico, possa corrispondere un minor distanziamento sociale, spirituale ed economico di oggi.”
In questa logica, considerando che la vita non è solo “attività produttiva”, e augurandomi che non si voglia rinchiudere stabilmente in casa chi non lavora (casalinghe, disoccupati, anziani, disabili, bambini…), sarà necessario emanare provvedimenti anche per regolare la frequentazione di parchi e luoghi all’aperto come anche l’attività fisica e sportiva (indoor e outdoor).
D’altra parte la necessità di “ripensare” i sistemi produttivi alla luce della pandemia, senza scomodare analisi di sistema “alte” e implicazioni politico/esistenziali, dovrebbe tener conto della indispensabile valorizzazione anche delle attività economiche “piccole”, diffuse… tra cui anche un turismo “lento”, lieve, “sostenibile” e quindi anche le attività economiche collegate al “camminare nella natura”: accompagnamento, competente e professionale, di persone e gruppi; ricettività turistica “leggera”, anche di qualità; produzioni alimentari e artigianali tipiche dei territori di escursioni e cammini, per un recupero di dimensioni naturali e culturali che non vanno perse.
A questo proposito Lorenza Bonaccorsi, sottosegretario ai Beni Culturali e Ambientali con delega al Turismo, ha dichiarato in un’intervista che “l’idea di un turismo sostenibile e in grado di decongestionare le mete più famose è uno dei progetti strategici del Ministero fin dal nostro insediamento. Oggi la montagna può essere preziosa anche perché consente di restare a distanza”.
Andrea Perciato, autore e guida, ha scritto un interessante contributo con spunti e domande su come poter vivere l’“escursionismo post-pandemico”, individuando una serie di questioni ed elementi collegati e indicando la necessità di “un tavolo di programmazione (cabina di regia) che possa gettare le basi, dettare le indicazioni e spianare la strada ad una sana, attenta e scrupolosa fruizione”.
Suggerisco un “sentiero”, cioè un metodo perché oggi è ancora più vero di sempre che c’è uno stretto rapporto tra mezzo e fine e non ci possiamo più permettere l’errore dalle conseguenze tragiche che in nome di un vero e giusto fine, un bene collettivo, superiore al bene di ognuno si utilizzino mezzi non coerenti con quel fine, che spesso nascondono la cura di interessi privati e il perseguimento di scopi, più o meno espliciti, da parte lobbies, più o meno trasparenti.
Per la mia (“anomala” e sofferta) esperienza professionale di dirigente pubblico (nell’ambito dell’integrazione sociale e sanitaria) ritengo opportuno pensare ad indicazioni normative di sistema, rispettose delle competenze esclusive e concorrenti tra Stato e Regioni nelle “materie” connesse al tema del camminare, ad esempio: Tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali (Stato), Valorizzazione dei beni culturali e ambientali – Tutela della salute – Governo del territorio (Stato e Regioni), Turismo (Regioni).
Quindi ci aspettiamo la determinazione dei princìpi fondamentali e degli indirizzi da parte del Governo centrale ed una coerente ed unitaria declinazione da parte delle Regioni.
Sempre sul versante del “metodo” penso che sia da evitare un intervento specifico per l’ambito dell’escursionismo e del “cammino”… gli atti normativi “di settore” si prestano di più ai rischi di “condizionamento” da parte di interessi particolaristici (e non scrivo di più). Per me sarebbe preferibile inserire le specificità in uno o più atti di sistema, mantenendo le coerenze ed evitando contraddizioni (cfr. proposta di “traccia” più avanti), sia per il livello del Governo centrale che per il livello delle Regioni.
Sul metodo di “produzione” di questi atti se si vuole un cambiamento effettivo si deve anche evitare di: scrivere i provvedimenti nelle “sigillate”(?) stanze degli uffici pubblici preposti; istituire “task force” o anche solo “tavoli” di “esperti” i cui criteri di scelta nella migliore delle ipotesi sono spesso sconosciuti. Una sequenza logica positivamente sperimentata è quella suggerita per l’applicazione della L. 285/97, sull’infanzia e l’adolescenza, ma con una forte vocazione all’integrazione tra competenze e aree diverse, come in questo caso.
Mantenendo al settore pubblico le funzioni di indirizzo, orientamento e monitoraggio, verifica, vanno coinvolti esperti individuati dai soggetti aggregati delle diverse realtà produttive (imprese e professioni), del terzo settore, della società civile in un percorso di: Consultazione, Concertazione, Coprogettazione, Cogestione/corresponsabilità, Controllo partecipato (che necessariamente non è possibile approfondire in questa sede).
Suggerisco una “traccia”, tra metodo e contenuti, che non è, per quanto appena scritto, un possibile indice di “atto normativo” per “tornare a camminare”, ma un elenco di argomenti “necessari” e suggerimenti “ragionevoli” rispetto alla cornice che ho tentato di definire.
Sui “contenuti” non ho le competenze specifiche per dare indicazioni, quindi mi limito a “cenni”, chiedendo a tutte quelle aggregazioni che propongono cammini e si occupano di turismo escursionistico e ambientale (che dovrebbero comunque essere coinvolte nel percorso delle “Cinque C”) di aggiungere e approfondire argomenti e indicazioni specifiche (mi auguro arrivino contributi consapevoli e rispettosi delle esigenze di tutti i soggetti coinvolti).
La “traccia” per “tornare a camminare”, coerente con il “sentiero” suggerito, fa riferimento ai provvedimenti normativi che dovranno gestire la lunga fase successiva all’emergenza da COVID-19. Individuo quattro direttrici che ritengo sufficienti a identificare le specificità del settore cammini ed escursioni dentro le linee generali che, secondo me, dovranno essere, comunque, adottati. In questa fase faccio riferimento prevalentemente al livello del governo centrale per il ruolo di indicare i princìpi fondamentali e gli indirizzi generali, ma le tematiche sono le stesse che dovranno essere declinate a livello regionale.
– Misure di contenimento della diffusione del COVID-19 e disposizioni per il “distanziamento fisico”
Direttamente dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri e dal Ministero della Salute, come è stato fatto fino ad ora, dovranno essere definite le misure di “mantenimento del contenimento” della diffusione del COVID-19.
Oltre alle disposizioni per le abitazioni ed i locali al chiuso, pubblici e privati, dovranno essere individuate ed indicate quelle per il contenimento all’aperto: in generale (per strada…) e per particolari attività: utilizzo di parchi e giardini, attività fisica… e, quindi, anche cammino, escursionismo.
Probabilmente si dovranno dare indicazioni sui Dispositivi di Protezione Individuale (Mascherine e loro caratteristiche – eventuali specificità per escursionismo, corsa. Eventuale utilizzo di Guanti monouso in situazioni particolari e indicazioni di uso. Quando e dove usare sostanze igienizzanti).
È auspicabile e presumibile che le attività individuali tornino ad essere completamente liberalizzate. Personalmente ho notevoli perplessità su rischi e implicazioni dell’eventuale imposizione (pena limitazione agli spostamenti) dell’uso di dispositivi per il tracciamento degli spostamenti… ma non è argomento di questo contributo.
È realistico pensare che saranno adottati provvedimenti per il “distanziamento fisico” e, quindi, anche per attività in gruppo (in prima istanza penso che ci saranno: indicazioni delle “distanze minime” per le diverse attività; criteri per la definizione del numero massimo di partecipanti in base alle diverse attività; obbligatorietà dell’uso di idonea attrezzatura per svolgere le differenti attività in natura…).
Probabilmente vanno inserite in questo provvedimento anche le indicazioni specifiche sul “distanziamento fisico” del gruppo che parteciperà ad una escursione o ad un cammino e sulle precauzioni che si dovranno adottare che riguarderanno, necessariamente, non solo la fase cammino vero e proprio, ma anche, il momento del ritrovo, le eventuali soste (per il consumo di cibi e vivande, per l’osservazione di natura e paesaggio…).
– Disposizioni in materia di trasporto stradale e trasporto di pubblico di persone
La questione dei trasporti, pubblici e privati, collegati all’escursionismo e al cammino non penso debba essere affrontata in maniera diversa dalle indicazioni generali che dovranno essere emanate.
Dovrà essere adottato un atto con disposizioni in materia di trasporto stradale e trasporto di pubblico di persone.
Si “dovrà” poter tornare ad usare i servizi di trasporto pubblico (treni, autobus, pullman, taxi, NCC…). Con quali indicazioni sul “distanziamento fisico”? Vedremo.
Si “dovrà” poter tornare ad usare le automobili private. Con quali indicazioni per i passeggeri non appartenenti allo stesso nucleo familiare? Vedremo.
Per arrivare e tornare dai luoghi di escursioni e cammini dovranno, necessariamente, valere le stesse indicazioni.
– Disposizioni per i servizi di ristorazione e le strutture ricettive del settore turistico
Le questioni della ristorazione e dell’alloggio rispetto all’escursionismo e al cammino ritengo che non abbiano delle specificità tali da dover prevedere norme particolari, per cui andranno prese a riferimento le indicazioni generali che dovranno essere emanate.
Si “dovrà” poter tornare a frequentare bar, pizzerie, trattorie, ristoranti… Con quali indicazioni sul “distanziamento fisico” e sulle “precauzioni igienico sanitarie”? Vedremo.
Si “dovrà” poter tornare a dormire in Strutture alberghiere e extra-alberghiere e in Strutture ricettive all’aria aperta e, quindi, anche in Case per ferie e ostelli, Rifugi alpini, escursionistici e bivacchi fissi, Attività ricettive rurali e Servizi di alloggio e prima colazione, Campeggi fissi ed itineranti… Con quali indicazioni sul “distanziamento fisico” e sulle “precauzioni igienico sanitarie”? Vedremo.
Per le escursioni e i cammini potranno (e dovranno) valere le stesse indicazioni.
– Misure in favore del settore turistico
Si dovranno adottare atti per aiutare il settore turistico, tra i più colpiti dalla pandemia, sia nella fase acuta che in prospettiva. Un settore che probabilmente dovrà modificare approccio e modelli di riferimento.
Se si ritiene necessario (anche in funzione anti COVID-19) contrastare il turismo di massa e, quindi, valorizzare un turismo sociale, lento e sostenibile è doveroso prevedere incentivi e sostegno alle attività professionali di accompagnamento delle persone in escursioni e cammini e alle piccole e medie strutture per la ristorazione e la ricettività, soprattutto nei territori che non hanno una storica vocazione turistica, ma che possono sperimentare e sviluppare un “nuovo” modello di turismo, di qualità e di umanità.
Non so se e a chi queste mie riflessioni possano essere utili, però mi sentivo “in dovere” di esprimerle. Spero, almeno, di aver reso evidente che, in una necessaria “fase 2”, non ci dovrà più essere spazio per la “demonizzazione” e la “criminalizzazione” di chi “cammina”… ma anche di chi “corre”, di chi “va in bicicletta”… e ritengo positivo ed un’opportunità se ha cominciato ora anche chi non ha mai camminato in vita sua. In una nuova “normalità”, diversa, indispensabile e possibile, la dimensione del Cammino può dare un importante contributo per la salute psicofisica, la tutela dell’ambiente, la cultura, la qualità delle relazioni, l’economia civile e responsabile.